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di Antonio Adamo

«Egli lo trovò in una terra deserta, in una solitudine piena d’urli e di desolazione. Egli lo circondò, ne prese cura, lo custodì come la pupilla dei suoi occhi. Come un’aquila che desta la sua nidiata, svolazza sopra i suoi piccoli, spiega le sue ali e li prende e li porta sulle penne. Il Signore solo lo ha condotto e nessun dio straniero era con lui.»

Ho degli amici a Berlino che hanno vissuto da bambini gli ultimi tragici giorni che precedettero la caduta della città. In particolare sono stato colpito dal racconto di un’anziana signora, allora dodicenne. L’avevo conosciuta in occasione di un mio viaggio a Berlino Est nel maggio del 1975. “Vivevamo in una cantina nell’attuale quartiere di Charlottenburg. Non avevamo né acqua né cibo. Temevamo in egual misura i russi che avanzavano e i nostri soldati, qualcuno tra questi aveva forse la mia età. Dal cielo cadevano bombe e granate. Fuori del rifugio c’era la deserta desolazione delle macerie. Non avevamo neppure la forza di pregare. Dio non era più con noi, contrariamente a quanto qualcuno dei più fanatici arruolatori di ragazzini continuava ancora a sostenere. Mia nonna era membro di una Comunità battista e aveva con sé la Bibbia. Una notte in cui i bombardamenti erano particolarmente intensi, ci lesse il Salmo 103 '... salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni, sazia di beni la tua esistenza e ti fa ringiovanire come l’aquila'. L’unica aquila che mi veniva in mente era l’aquila che sovrastava la croce storta, come mia nonna chiamava quella uncinata. La nonna ci esortava a unirci alla sua preghiera, perché finalmente ci raggiungesse l’aquila buona che ci avrebbe liberati e portati in cielo sulle sue ali spiegate, fuori dall’inferno.”

Purtroppo ancora oggi avvoltoi e non generose aquile volteggiano sulle rovine di tante città distrutte, per esempio in Siria dove innumerevoli innocenti sono terrorizzati in terra deserta in una solitudine piena d’urli e di desolazione. L’aquila è fra le più potenti immagini della benignità di Dio. Circa l’attenzione ai più deboli, potremmo forse rappresentare noi l’aquila della Bibbia che fa riposare sulle sue ali i piccoli tra una prova di volo e l’altra?