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La fede cristiana nasce dalla Sacra Scrittura

Bibbia

Chi entra in una chiesa evangelica, sul fondo in posizione centrale vede un tavolo, e sul tavolo un libro aperto. Questo libro è la Bibbia. è aperto per indicare che la Bibbia è costantemente una fonte di ispirazione per i credenti. Scorrendo l'indice vediamo che al suo interno la Bibbia contiene molti libri (infatti la parola Bibbia viene dal greco biblia, che vuol dire appunto "libri"). Ognuno porta un titolo; per esempio il libro della Genesi, il libro dei Salmi, i libri profetici, i Vangeli, le lettere degli apostoli. Che cos'hanno in comune questi libri per formare un'unica raccolta?

Nella Bibbia troviamo innanzitutto una narrazione, al cui centro sta Dio. Dio crea il mondo, fa nascere l'umanità, si fa conoscere in modo diretto da un popolo, Israele, a cui chiede di osservare i suoi comandamenti per essere di esempio a tutti gli altri popoli. Le vicende del popolo di Israele mostrano da un lato le gioie e le sofferenze dell'esistenza umana, dall'altro l'incapacità di questo popolo di vivere all'altezza del comportamento che il rapporto particolare con Dio (chiamato anche patto, alleanza) esige. Ma Dio continua ad amare questo popolo e a preservarne l'esistenza, malgrado gli attacchi tremendi che subisce da potenze nemiche. Israele vive perciò alla luce di una grande promessa, che include l'intera umanità: la promessa di un tempo in cui l'intervento di Dio realizzerà una pace e una giustizia stabili.

Quindi la narrazione prosegue, mostrando come, attraverso la persona e l'opera di Gesù, l'amore di Dio si estenda a tutti i popoli. Si apre così una via diversa: agli esseri umani non è più chiesto di obbedire ai comandamenti con le proprie forze, bensì di fondarsi sulla forza rigeneratrice della vita, della morte e della risurrezione di Gesù.

La narrazione che riguarda Israele forma la prima parte della Bibbia. La narrazione che ha come centro la persona di Gesù Cristo forma la seconda parte. Queste due parti sono state chiamate Antico e Nuovo Testamento. La parola "testamento" ha in questo caso il significato di patto, alleanza. Antico non significa superato, significa precedente. Infatti il primo aspetto dell'alleanza è il rapporto particolare di Dio con Israele, che sta al centro dei libri raccolti nella prima parte. Poi l'alleanza viene estesa a tutti i popoli, come attestano i libri della seconda parte. Il Nuovo Testamento è "nuovo" non in sostituzione dell'Antico, ma in continuità con esso, in quanto ne attesta il compimento, la piena realizzazione, l'estensione universale.

In secondo luogo nella Bibbia emerge una missione. Abbiamo visto come, nel piano di Dio, la vicenda di Israele debba avere un valore esemplare per tutti i popoli. Nei confronti degli altri popoli Israele riceve un ruolo attivo: quello di far conoscere la volontà di Dio, che andrà riconosciuta come guida da ogni essere umano. La guida di Dio ha lo scopo di proteggere la vita, di liberarla dal cumulo di violenze e ingiustizie che avvelena i rapporti umani e causa infinite sofferenze. In questa protezione e liberazione consiste la salvezza dell'umanità. Annunciarla, farla conoscere costituisce la missione di Israele.
La missione di Gesù è quella di realizzare pienamente la salvezza. Da qui scaturisce, secondo il Nuovo Testamento, la missione della chiesa: annunciare in tutto il mondo l'Evangelo, ossia la buona notizia della salvezza compiuta da Gesù.

In terzo luogo, nella Bibbia troviamo l'espressione della preghiera umana. Il credente o il popolo che fa l'esperienza della liberazione, riconosce l'intervento di Dio e lo ringrazia. I Salmi sono pieni della lode di Dio, espressa nei modi più vari; ma la lode si trova anche negli altri libri. Ma se da un lato si ringrazia, dall'altro ci si apre a Dio nel dolore, nel pericolo, e si invoca la sua liberazione. Una forma particolare di lode è la riflessione che i saggi di Israele svolgono sulla natura e sulla vita umana in generale. Essi meditano su ogni aspetto della vita, sulle leggi che regolano l'esistenza, sul senso stesso dell'esistenza.

Infine, ed è la cosa più importante, la Bibbia non è solo una raccolta di testi di altre epoche; ha anche un effetto attuale, può essere letta e ascoltata come un messaggio che Dio ci rivolge oggi. Nelle chiese valdesi e metodiste si legge la Bibbia da soli, la si legge e commenta in gruppo, se ne proclama il messaggio al centro dell'assemblea cultuale.
Dio parla, Dio si apre, comunica se stesso. La pienezza di questa comunicazione avviene nella persona di Gesù. Ma perché Gesù venisse, c'è stato bisogno del popolo di Israele. Dio si comunica anche attraverso la storia di questo popolo. La Scrittura che rende testimonianza di questa storia e della novità venuta con la persona di Gesù è lo strumento della comunicazione di Dio. Strumento vivo, non lettera morta, perché in esso opera lo Spirito. è giusto a questo proposito ricordare l'espressione di Girolamo, grande teologo dell'antichità cristiana: "l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Gesù Cristo".

Ci si prepara alla comprensione del testo in un atteggiamento di preghiera e di attesa; man mano che il testo si chiarisce proviamo la gioia della scoperta, e la gioia libera la fantasia. Per comprendere un testo c'è bisogno di una seria analisi, ma anche di una buona dose di intuizione. La fantasia applicata al testo cerca di rappresentarsi la situazione, di comprendere perché quelle parole sono state dette così, a quali preoccupazioni volevano rispondere, di quali problemi sono state l'espressione o la soluzione. Si partecipa insomma, sotto la guida dello Spirito, all'evento testimoniato dal testo, e, sotto la stessa guida, questo evento diventa per noi vita vissuta oggi.

Ecco perché per i protestanti la Bibbia è il riferimento esclusivo in materia di fede. I credenti valdesi e metodisti fondano su di essa la loro fede, la loro pietà e la loro morale, come si vede nella loro Confessione di fede.