I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

di Gianni Genre*

Dal 18 gennaio prende il via la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Torre Pellice, 16 Gennaio 2019

Non è difficile raccogliere il sentire di coloro che, con il consueto atteggiamento che oscilla tra il disincanto e il cinismo spacciato per realismo, diranno che le iniziative relative alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (SPUC) sono del tutto formali, inutili, ripetitive.

Sono le voci di chi guarda a questi incontri e riflessioni senza utilizzare la facoltà della memoria. Senza vedere cosa sia accaduto in questi ultimi centoundici anni, da quando la SPUC nacque in ambito protestante. 

Il pinerolese, da questo punto di vista, è stato e rimane un osservatorio particolare per comprendere quanto cammino sia stato fatto, pur riconoscendo, subito, che un lungo cammino ancora ci attende. Cammino da fare nella consapevolezza che l’ecumenismo è opera dello Spirito di Dio prima che iniziativa nostra e che, per questa ragione, non può essere interrotto, malgrado noi e la mancanza di visione che sembra spesso abitare le diverse chiese.  

A Pinerolo, il rapporto della componente valdese con quella cattolica maggioritaria è stato segnato da una forte alternanza di momenti felici e di momenti difficili. Non dimentichiamo che la stessa diocesi di Pinerolo fu fondata nel 1748 con il duplice scopo di mantenere l’identità cattolica del pinerolese e di “far balenare la verità della fede cattolica agli eretici delle valli”, come scriveva papa Benedetto XIV. 

Anche dopo il 1848 in questa diocesi si alternarono vescovi aperti e interessati al dialogo e altri decisamente più ostili. Ad esempio, nel maggio del 1848, il vescovo Charvaz, deciso oppositore dei valdesi, lasciò la diocesi di Pinerolo per Genova e gli successe Lorenzo Renaldi, che era stato uno dei sessantacinque ecclesiastici a sottoscrivere la petizione di Roberto d’Azeglio per la concessione dei diritti civili ai valdesi.

Altri momenti di intolleranza o di dialogo si susseguirono per più di cento anni. Poi, nel 1965 si svolse presso il Centro ecumenico di Agape un campo sul tema “Processo alla libertà religiosa”. Una delegazione del Segretariato diocesano pinerolese per l’unione dei cristiani presentò un documento, in cui spiccava questa affermazione: “Nel riconoscere umilmente la parte di torto dei nostri padri che hanno abusato del nome cattolico, rendiamo ragione e grazie ai fratelli valdesi che hanno sofferto persecuzioni per affermare il principio della libertà religiosa, che è un bene di tutti”.

Malgrado anche la parte valdese non fosse sempre così interessata al dialogo, nel 1973 l’assemblea di chiesa di Pinerolo approvò un documento “storico” dove, pur escludendo la concelebrazione eucaristica da parte di ministri di diverse confessioni, si dichiarava non lecito “rifiutare la Santa Cena celebrata nella nostra comunità a chiunque si senta di parteciparvi”. 

Più drastica era la decisione di non celebrare assolutamente matrimoni con dispensa. 

A metà degli anni Settanta, a Pinerolo giunse il vescovo Pietro Giachetti, mentre la valdese Marcella Gay, primo membro donna a far parte della Tavola Valdese, era animatrice, insieme a don Mario Polastro, di un collettivo biblico ecumenico. A questo seguì il grande lavoro sui matrimoni misti, che durerà molti anni, fino ad arrivare al testo ufficiale (sottoscritto dalla CEI e dal Sinodo valdese) del 2000 elaborato in buona parte a Pinerolo. 

Oggi, il Centro ecumenico d’ascolto, che nacque all’inizio degli anni Novanta, seguito dall’Emporio solidale, cerca di sostenere più di cinquecento nuclei familiari in difficoltà: in larga parte stranieri, ma anche autoctoni che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e non possono onorare gli affitti, le utenze e le spese mediche o scolastiche. 

La Settimana di preghiera per l’unità, dopo avere stentato per molti anni, è diventata un momento significativo, ma non l’unico di scambi regolari di predicazioni e di pulpito: il vescovo nel tempio valdese, il pastore in cattedrale e in altre importanti chiese cittadine, in occasione anche di messe o di culti ordinari. In occasione della Pasqua le due chiese, cattolica e valdese si scambiano il pane e il vino per il momento eucaristico, seguendo una prassi antica di cui parlava Eusebio di Cesarea, relativa ai cristiani d’Occidente e d’Oriente di Roma. 

Oggi stiamo studiando la questione del battesimo ecumenico (il battesimo è comunque riconosciuto come valido da entrambe le chiese che rifiutano il ribattesimo) e dell’accompagnamento dei bambini che nascono da famiglie interconfessionali. 

Insomma, passi avanti e piccoli passi indietro, timori che si ripresentano, ma anche impressioni di autentico dialogo, dove il rispetto e la conoscenza si affermano. 

Iniziative comuni, sui temi della bioetica o dell’Europa e del terrorismo, dove anche il dialogo con la locale comunità islamica procede piano piano. 

Molte questioni sono ovviamente ancora aperte, a cominciare dal problema dell’ospitalità eucaristica. Ci vorrà molto lavoro e molta fatica. Ma, nell’assoluta chiarezza delle posizioni che rende autentico ogni dialogo, contiamo sull’accompagnamento dello Spirito che speriamo ci dia, come in questi ultimi decenni, il coraggio di mettere da parte le diffidenze e di avere una visione lucida e comune sulle tante sfide da accogliere per provare a dirci cristiani.  


*Pastore della Chiesa valdese di Pinerolo (TO)

Foto tratte da Vita Diocesana Pinerolese