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di William Jourdan

Si è conclusa, in Camerun, la X Assemblea generale della Cevaa

Torre Pellice, 24 Ottobre 2018 

Condivisione, azione, testimonianza: sono queste le parole chiave che, fin dalle sue origini, nel 1971, guidano la Cevaa, organismo di cui la Chiesa valdese è membro fondatore, condividendone obiettivi e riflessione sui modelli e le modalità della missione. Dal 15 al 23 ottobre, l’Assemblea generale della Cevaa, massimo organismo decisionale dell’organizzazione missionaria, si è riunita a Douala (Camerun): ad essere rappresentate tutte le 35 chiese membro della Comunità, sparse per 4 continenti. Dalla Nuova Caledonia alla Svizzera, dall’Italia al Madagascar, dal Rio de la Plata al Marocco: chiese grandi e chiese – in alcuni casi – minuscole, chiese riformate e metodiste, luterane e battiste, chiese che cercano, in contesti molto diversi e in condizioni molto differenti, di portare la propria testimonianza di fede, in un mondo in costante cambiamento. Il tema generale proposto per l’Assemblea (che, ovviamente, ha dovuto occuparsi anche di una serie di questioni più “tecniche”) è stato «Il cristiano e l’intolleranza religiosa». Il Paese che ospitava l’assise conosce il fenomeno dell’intolleranza e della violenza religiosa tra fedi differenti, anche e proprio all’interno dei propri confini: nel Nord del Camerun, al confine con la Nigeria, sono presenti dei gruppi armati affiliati alle milizie di Boko Haram, che hanno già provocato morti in più occasioni. La riflessione assembleare, tuttavia, non si è rivolta solo verso l’esterno, ma ha cercato di fare il punto della situazione anche in relazione ai casi di intolleranza che vedono uno scontro tra cristiani; come ha sottolineato la presidente della Cevaa, Henriette Mbatchou, membro della Chiesa evangelica del Camerun, «l’intolleranza inizia proprio qui, nelle nostre famiglie, nelle nostre chiese». Per tale motivo, un impegno importante delle chiese membro della Cevaa deve essere rivolto a comprendersi come agenti e «artigiani di pace», capaci di far crescere una cultura del dialogo, tanto nel quadro dei rapporti tra le chiese, quanto in seno alla società. Nel messaggio finale dell’assemblea, si è voluto sottolineare questa dimensione, ricordando che la discussione è stata guidata dalla volontà di «affrontare le intolleranze tra cristiani e il radicalismo cristiano, di rafforzare la volontà di cercare una coabitazione pacifica con i credenti di altre religioni, di approfondire l’intolleranza che ogni delegato sperimenta a proprio modo». Tale attenzione è emersa anche nel corso di una tavola rotonda, che ha permesso a rappresentanti di chiese e di regioni del mondo diverse, di presentare le differenti sensibilità su questo tema; è stato interessante notare come i partecipanti (provenienti dall’Europa come dall’Africa) sentissero in eguale misura – sebbene con sfumature differenti – l’esigenza di sottolineare l’esistenza di tensioni profonde, che sfociano in intolleranza, anche e soprattutto nel quadro dei rapporti tra chiese cristiane e al loro interno. Ultimo passo di questa riflessione, è stata un’animazione proposta negli ultimi giorni dell’assemblea, dal pastore David White, della Chiesa protestante delle Isole Mauritius, il quale ha invitato i partecipanti a fare un esercizio di fantasia nel trovare soluzioni alternative alle tensioni che possono manifestarsi nel rapporto tra fedi differenti.

Ovviamente, oltre allo sviluppo di un tema specifico, scopo dell’Assemblea generale è una valutazione della vita complessiva della comunità di chiese nel biennio che separa l’incontro: tre dimensioni, in particolare, sono state dibattute dai delegati.

In primo luogo, le attività legate ai giovani. Si tratta di un settore relativamente recente per la Cevaa e, per la prima volta, si addiveniva alla valutazione delle attività svolte nel corso degli ultimi anni: incontri internazionali, seminari di formazione per animatori giovanili, sessioni di animazione teologica rivolte ai giovani. Oltre alla soddisfazione per la buona riuscita della maggior parte degli incontri, l’Assemblea ha discusso e accolto le linee guida per la nuova strategia rivolta ai giovani per il prossimo quadriennio; tale prospettiva prevede tre principali linee d’azione: una particolare attenzione alla formazione degli animatori e dei responsabili dei giovani in seno alle chiese della Cevaa; un miglioramento dell’accompagnamento dei percorsi formativi dei giovani; un ulteriore sviluppo degli incontri e degli scambi tra giovani appartenenti alle diverse chiese. Sebbene alcune di queste pratiche possano apparire scontate al nostro orecchio, bisogna considerare che molte chiese appartenenti alla Cevaa non hanno ancora sviluppato delle strutture giovanili nelle quali i giovani siano non solo “oggetto” dell’attività giovanile, bensì soggetto della programmazione. Spesso è la direzione ecclesiastica a definire che cosa sia meglio per i giovani stessi. La strategia Cevaa punta ad una maggiore responsabilizzazione delle energie giovanili, riconoscendo loro uno spazio e un ruolo già ora definito in seno alla chiesa.

Un secondo aspetto particolarmente delicato e a lungo dibattuto, anche nelle discussioni dei gruppi regionali, è quello relativo alla vita finanziaria della Comunità. La Cevaa vive, fondamentalmente, grazie alle contribuzioni delle chiese membro: esse garantiscono le attività istituzionali, il lavoro del segretariato generale e dei segretariati esecutivi, lo scambio di persone tra le diverse chiese e regioni. Al momento, a quasi 50 anni dalla nascita della Comunità, più del 90% delle risorse proviene ancora dalle chiese della regione europea: se da un lato questo ha delle ragioni evidenti e in parte comprensibili, è stato affermato con chiarezza che, a motivo dei cambiamenti in atto, tale situazione sarà difficilmente sostenibile per il futuro. Per questa ragione, l’Assemblea, oltre a proporre delle modalità alternative per la raccolta di fondi, ha votato una risoluzione nella quale si chiede che le chiese che attualmente contribuiscono in misura minima al funzionamento dell’organismo, si impegnino in una crescita percentuale della propria quota del 10% a partire dal 2019. 

Terzo aspetto cui è stato dedicato un tempo consistente, la valutazione del progetto, nato dalla collaborazione tra la Cevaa e la nostra chiesa, e sostenuto con fondi Otto per mille, Solidarité Santé. Il francese permette di sottolineare, già nell’assonanza tra le due parole, che l’azione solidale accompagna e supporta l’attenzione alla salute: il progetto ha messo al centro del proprio impegno il sostegno all’opera di dieci ospedali legati alle chiese membro della Cevaa in otto Paesi dell’Africa subsahariana. Scopo dell’azione era sostenere lo sviluppo degli ospedali e rispondere ai bisogni particolari dei diversi presidi, operando nell’ottica di una maggiore autonomia futura delle diverse istituzioni coinvolte. Il progetto ha avuto una durata di tre anni e ha rappresentato una novità per l’azione della Cevaa: tanto per le modalità progettuali (che prevedevano un partenariato diretto con una chiesa membro) quanto per il tema (la Cevaa non aveva sostenuto in passato, in maniera diretta, progetti di natura sanitaria). La responsabile tecnica del progetto, la dottoressa Mathilde Guidimti, originaria della Repubblica Centrafricana e incaricata dalla Cevaa del coordinamento del programma, ha seguito con attenzione e professionalità le varie fasi della realizzazione, insistendo sull’importanza della trasparenza nei processi decisionali messi in atto dai presidi ospedalieri e suggerendo possibili modalità di miglioramento del funzionamento delle strutture. I risultati positivi di questa azione sono stati evidenti nelle presentazioni offerte da alcuni dei delegati all’Assemblea, che hanno presentato alcune delle strutture beneficiarie del progetto. Come ha ricordato il pastore Stefano d’Amore, presente all’Assemblea in rappresentanza della Tavola valdese, il progetto rappresenta un esempio eminente di come la Chiesa valdese intenda investire i fondi dell’Otto per Mille. Ovviamente, le deliberazioni dell’Assemblea hanno riguardato anche altri temi. La Comunità delle chiese della Cevaa ha dedicato, negli ultimi anni, una riflessione alla tematica «Famiglie, Evangelo e culture in un mondo che cambia»; oltre ad esprimere apprezzamento per la riflessione sviluppata e a suggerire di raccogliere i materiali prodotto in vista di una loro pubblicazione, si è sottolineato che, anche su questa materia, la questione più importante è riflettere su come l’Evangelo debba rimanere il legame tra le diverse chiese, pur considerando le differenze – anche molto profonde – che si manifestano dinnanzi alla lettura e all’interpretazione della parola di Dio.

Una chiesa che da anni era membro associato della Comunità, la chiesa protestante dell’Isola de la Réunion, ha chiesto di divenire pienamente membro della Cevaa: la richiesta è stata accolta con gioia, come segno di una comunione che si approfondisce e si allarga.

Ma, Assemblea generale della Cevaa, significa anche momenti di studio biblico quotidiano, preghiera comune, canto, occasioni di culto e di incontro con mondi ecclesiastici e culture molto diversi da quelli che, nel quotidiano dibattito europeo, siamo usi frequentare. Insomma, si incontra un vissuto cristiano ecumenico, nel senso che si vive un contatto con cristiani che provengono dalle più differenti terre abitate. E risuona in questo incontro il mandato che il Signore risorto rivolge ai suoi discepoli, di essergli testimoni fino alle estremità della terra (Atti 1,8).

L’Assemblea si è data appuntamento nel 2020, ospite delle Chiese svizzere (il luogo deve ancora essere definito), nella prospettiva di preparare i festeggiamenti per i cinquant’anni di vita della Comunità, che cadranno nel 2021.