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di Luciano Zappella

Inaugurato il parco Martin Lutero a Bergamo

Torre Pellice, 30 Giugno 2018

Il 28 giugno, a un anno esatto dalla delibera assunta all’unanimità dal Consiglio comunale di Bergamo, su proposta del consigliere Nicola Eynard, si è svolta la cerimonia di intitolazione a Martin Lutero del Parco alla Trucca, il più ampio polmone verde della città, situato alla fine della via Martin Luther King e vicinissimo al nuovo Ospedale intitolato a Papa Giovanni XXIII, due figure che, in modo diverso, hanno lasciato una traccia profondissima nella storia del Novecento.

Cerimonia sobria e solenne al tempo stesso, con la presenza del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, di quattro assessori del Comune, del sovrintendente del VI Circuito Ignazio Di Lecce, del pastore Winfrid Pfannkuche, del presidente del Consiglio di chiesa Luciano Zappella, del delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso mons. Patrizio Rota Scalabrini, di una rappresentanza della comunità islamica cittadina, oltre ovviamente a un consistente numero di membri del Comunità cristiana evangelica. 

Introdotti dalla lettura di una pagina de La libertà del cristiano di Lutero e dalle note di Forte Roccasuonate dal gruppo di fiati Brass Ensemble, si sono susseguiti i vari interventi, a cominciare dal sindaco che ha sottolineato il valore anche politico della scelta di intitolare a Lutero un luogo così significativo, scelta che ha visto l’unanimità dei vari gruppi presenti in Consiglio comunale. 

A sua volta, Winfrid Pfannkuche, nel rievocare la figura del riformatore tedesco, ha ricordato che Lutero non era un santo ma un peccatore, come tutti. Già questo è un elemento liberatorio: ci libera dal voler essere i primi della classe, ma ci libera anche dal fingere, dal dissimulare, dalla schiavitù di una cultura dell’apparenza. Ci libera in sostanza da noi stessi e dai nostri deliri di onnipotenza. Il clima in cui ha operato Lutero era caratterizzato dalle divisioni e dai sospetti reciproci, da guerre e scomuniche. Ora «questo parco che porta un nome europeo, anzi universale, non è più un campo di battaglia, né politica né religiosa, ma un luogo aperto a tutti e tutte, che invita tutti gli eserciti in campo alla parola, al dialogo che aiuta a convivere, e a convivere bene».

Nel suo intervento Ignazio Di Lecce ha ricordato come a Worms si sia affermato «il principio della centralità della coscienza individuale e, di conseguenza, della libertà di chi si propone di seguire ciò che gli detta la sua coscienza». A distanza di cinque secoli occorre parlare di libertà al plurale, sapendo che le libertà possono sussistere solo se è assicurata prima di tutto la libertà religiosa, che si esercita nel segreto della coscienza. Ha poi sottolineato l’irreversibile contesto ecumenico in cui si sono svolte le celebrazioni del Cinquecentenario della Riforma, che indirettamente ma in modo pressante ci hanno affidato il compito «di assicurare un armonico e fecondo incontro fra civiltà che fino a poco tempo fa erano separate da confini invisibili quanto invalicabili. Un incontro che non può non essere fondato prima di tutto sulla pace religiosa; pace che a sua volta può sussistere solo nella libertà di culto davanti e nella propria coscienza».

Un simpatico rinfresco nel fresco serale ha chiuso la serata nel parco «Martin Lutero alla Trucca», al centro del quale spicca non un campanile né un minareto, ma una colonna d’acqua, un simbolo di vita e di vivacità, di incontro e di fecondità.