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di Greetje van der Veer

La Grazia nella custodia al centro del sinodo della Chiesa valdese di Rio de La Plata

Colonia Valdense, 5 febbraio 2018

Sotto gli splendidi alberi del "Parque 17 de Febrero", nelle vicinanze di Colonia Valdense (in Uruguay), accanto al mare, si è svolta la 55esima assemblea sinodale della Chiesa evangelica valdese del Rio de la Plata.

Si è trattato di un sinodo tematico, due giorni di confronto su un argomento specifico e il terzo giorno con questioni amministrative. La formula rioplatense prevede l'alternanza: un anno un sinodo tematico, l'anno successivo un sinodo amministrativo. Questo del 2018 è il terzo sinodo tematico, i precedenti hanno riguardato evangelizzazione e ministero. Si tratta di un modo di procedere ancora non consolidato: più o meno la metà è favorevole e quindi l'altra metà non ne è convinta.

Quest'anno il confronto è stato su un tema più ampio come quello della Grazia nella custodia: la Creazione, i corpi, i beni. La nostra responsabilità come amministratori della creazione che Dio ci ha affidata, non solo in relazione alla natura che ci circonda, ma anche rispetto alla cura del corpo (se facciamo violenza al nostro corpo, come possiamo prendere cura del corpo che è la comunità?) e in relazione ai beni (doni) che Dio ci ha elargiti. Bellissima la parola spagnola per esprimere il concetto della custodia: mayordomìa.

Il tema era fra gli argomenti indicati dell’ultimo sinodo. È stato chiesto alle comunità di rifletterci e di preparare un cartellone con le loro considerazioni. Questi cartelloni sono poi stati esposti su una parete nella sala in cui si sono svolti i lavori in plenaria, un modo per far interagire le comunità con il sinodo.

Stimolante il modo di procedere: dopo un’introduzione ci siamo riuniti in gruppi, nello splendido parco, per affrontare i tre sottotemi: creazione, corpi e beni con lo stesso schema. Il primo approccio consisteva nel riconoscimento del problema, poi era chiesto di indicare 5 passi necessari e possibili per il cambiamento e alla fine ci si vedeva impegnati in una rappresentazione creativa (canto, recita, collage, etc.) delle conclusioni, cioè un’elaborazione che mettesse in chiaro l’impegno che bisogna mettere in atto per questo cambiamento. In plenaria sono stati presentati i risultati dei vari gruppi fra un canto e l’altro senza discutere quanto veniva presentato. Sarà compito del gruppo di lavoro elaborare un testo conclusivo.

Siamo soliti considerare la nostra responsabilità verso il creato, meno verso il nostro corpo (si affronta questo tema nelle predicazioni?), meno ancora ci interroghiamo su come possiamo sperimentare la grazia nei beni ricevuto da Dio. Però anche come viviamo il tempo messoci a disposizione da Dio ha a che fare con come viviamo la creazione nella sua interezza. È tangibile fra i deputati riuniti la convinzione che le comunità si debbano aprire, che non debbano avere paura della diversità, ma che anzi siano chiamate a osare e a guardare oltre i propri confini.

Da questo sinodo emerge una chiesa che si è saputa mettere in questione, a cui non basta vivere delle sue tradizioni. Una chiesa che non si è fermata alla conservazione del suo patrimonio di fede e culturale, ma che si è saputa sviluppare sia attraverso le teologie che ha trovato sul suo cammino (come la"teologia della liberazione") sia per la relazione viva con le chiese in Italia.